Fra i maggiori istituti privati di ricerca economica, Nomisma, ha presentato il suo ultimo studio, incentrato sugli effetti che avrebbe una riqualificazione energetica di tutti gli edifici pubblici italiani.
Riammodernare, con interventi mirati al risparmio energetico, l’intero patrimonio immobiliare dello Stato, avrebbe un impatto economico non indifferente sul nostro Paese.
Per riqualificare gli 85 milioni di mq di edifici pubblici, è stato calcolato un investimento di 17 miliardi di euro, che porterebbe diversi benefici: il risparmio energetico del 50% della spesa attuale (circa 750 milioni di euro); il risparmio di 0,77 milioni di tonnellate di petrolio all’anno; la mancata emissione di 1,66 milioni di tonnellate di CO2 annue nell’aria.
Inoltre, migliorare le prestazioni energetiche degli immobili pubblici, causerebbe un aumento dell’occupazione e del Pil (Nomisma ha stimato un aumento del gettito fiscale di 3 miliardi all’anno).
La sostituzione di impianti obsoleti con sistemi ad energia rinnovabile, la coibentazione degli edifici per migliorarne l’isolamento, la progettazione e installazione di impianti elettrici moderni, dotati solo di illuminazione a basso consumo, riattiverebbe inevitabilmente il settore edile, incrementando la richiesta di manodopera specializzata.
Secondo il report, in soli quattro anni, considerando una crescita annua del Pil dell’1,4%, potrebbero nascere sino a 400.000 nuovi posti di lavoro. L’investimento, secondo Nomisma, sarebbe del tutto finanziabile attraverso dei partner privati, ai quale affidare la gestione degli edifici.
Gli investitori, in tempi comunque molto lunghi (sino a 30-40 anni), potrebbero recuperare le somme stanziate grazie al risparmio prodotto dagli immobili riqualificati. L’istituto di ricerca, nell’ottica di agevolarli, prevede anche la creazione di incentivi fiscali da parte dello Stato.